Il clima in Messico varia da regione a regione ed è articolato in due sole stagioni: da aprile a ottobre la stagione delle piogge con temperature, umidità e precipitazioni elevate, in particolare da giugno a settembre; da novembre a marzo la stagione secca con temperature più miti, clima secco e scarse precipitazioni.
Da nord a sud si individuano così differenti regioni climatiche
Le feste religiose seguono il tradizionale calendario cristiano: Pasqua, il Lunedì di Pasqua e il Venerdì Santo le cui date variano di anno in anno; Natale, il 25 dicembre; Santo Stefano, il 26 dicembre.
Tra le festività pubbliche annoveriamo la Festa della Costituzione, il 5 febbraio; l’Anniversario della nascita di Benito Juarez, il 21 marzo; la Festa dei Bambini, l’8 aprile; la Festa del Lavoro, il 1° maggio; l’Anniversario della Battaglia di Puebla, il 5 maggio; la Festa Nazionale, il 1° settembre; il Giorno dell’Indipendenza, il 16 settembre; il Giorno della Razza, il 12 ottobre; il Giorno della Rivoluzione, il 20 novembre.
La sua superficie è di 1.964.375 km², con una superficie continentale di 1.959.248 km² e una insulare di 5.127 km².
Il Messico occupa il quattordicesimo posto tra Paesi più estesi del mondo.
Ha un estensione delle coste parti a 11.122 Km ed occupa il secondo posto in America dopo il Canada per chilometri di costa.
Il territorio è in gran parte montuoso; fanno eccezione la penisola dello Yucatan e le coste sul Golfo del Messico.
Diversi rilievi superano i 4000 m o addirittura i 5000 m; la cima più alta è quella del Citlaltèpletl (5.700 m).
Le principali catene montuose sono la Sierra Madre Occidentale e la Sierra Madre Orientale, tra le quali si estende l'Altopiano Centrale del Messico (in cui sorge Città del Messico).
Fra i numerosi fiumi del Paese il più importante è il Rio Grande, che traccia il confine con gli Stati Uniti e sbocca nel Golfo del Messico.
Il Messico include due penisole: lo Yucatan e la Bassa California.
Divise tra Oceano Atlantico e Oceano Pacifico si trovano numerose isole le quali tutte assieme arrivano ad una superficie di 5.073 Km², le principali sono;
Revillagigedo (Socorro, Clarión, San Benedicto, Roca Partida), e le isole Marías, nel Pacífico; le isole Guadalupe, Cedros, Ángel de la Guarda, Coronado, Rocas Alijos, Isola dello squalo, Isla del Carmen, di fronte alla penisola della Bassa California e le coste di Sonora; e quelle di Ciudad del Carmen, Cozumel, Isla Mujeres, tutte assieme arrivano ad una superficie di 5.073 Km².
Il peso messicano è la valuta del Messico. Il simbolo del peso messicano è quello del dollaro: $, oppure Mex$ per distinguerlo dal dollaro statunitense. Il codice ISO 4217 è MXN; prima della rivalutazione del 1993 era usato il codice "MXP". Il peso è suddiviso in 100 centavos, rappresentate dal simbolo ¢. Il termine peso deriva dalla corrispondente parola spagnola peso (con lo stesso significato italiano).
La popolazione del Messico ha conosciuto un notevole incremento negli anni Quaranta del Novecento, durante i quali si è quasi quadruplicata; il tasso di crescita demografica è tuttora piuttosto elevato. La distribuzione della popolazione non è uniforme: a regioni pressoché disabitate, come la Bassa California o alcune zone meridionali, si contrappongono le alte densità delle città e in particolare della capitale (600 abitanti per kmq).
Il tasso di urbanizzazione è il più elevato dell'America centrale. Un fenomeno molto diffuso è l'emigrazione, spesso clandestina, verso gli Stati Uniti, alla ricerca di posti di lavoro fissi ovest stagionali. La composizione etnica vede prevalere i meticci, risultato dell'incontro tra indigeni e colonizzatori spagnoli; le minoranze più consistenti sono costituite da amerindi, bianchi e zambos, incrocio tra neri e indios. La religione più diffusa è il cattolicesimo, la lingua ufficiale è lo spagnolo.
Caratteristiche antropiche
La popolazione messicana è costituita per il 55% da Meticci, per il 29% da Amerindi, per il 15% da Bianchi e Creoli. Tra gli Amerindi i gruppi più numerosi sono gli Aztechi, principalmente dediti all'agricoltura, che occupano gli Stati centrali, i Nahua degli Stati occidentale, pescatori, cacciatori e coltivatori, e i Maya dello Yucatline degli Stati di Chiapas e Tabasco.
La popolazione dello Stato è in rapido aumento; nel 1880 non raggiungeva i 10 milioni, nel 1900 si avevano 13,6 milioni e nel ventennio dal 1930 al 1950 si aveva un incremento del 55% tanto che nel 1950 si erano raggiunti i 25 milioni e 800 mila abitanti circa. La densità totale dello Stato è di 25 abitanti/kmq con una media massima di 88 abitanti/kmq nei territori del Centro (nello Stato di Mexico 179 abitanti/kmq, punta massima riscontrata nel paese) e con un minimo di 2 abitanti/kmq nella Bassa California.
Ordinamento costituzionale
Il Messico è una repubblica presidenziale.
Il potere legislativo spetta al Congresso, diviso nella camera dei senatori di 60 membri (2 per ognuno dei 29 Stati più 2 per il Distretto federale) eletti per 6 anni e dalla camera dei deputati, di 210 membri eletti per tre anni.
Le elezioni del 1973 hanno dato la maggioranza dei seggi del Senato e del Congresso al Partito rivoluzionario istituzionale. Il principale partito dell'opposizione è il Partito d'azione nazionale.
Il potere esecutivo è esercitato dal presidente della Repubblica, eletto per sei anni a suffragio universale popolare. Dal 1970 è stato presidente Luis Echeverria Alvarez, cui nel 1976 è succeduto José Lopez Portillo.
Il Messico è membro dell'O.N.U dell'O.S.A. e dell' Alleanza per il Progresso. La bandiera nazionale è a strisce verticali verde, bianco e rosso con l'emblema dello Stato (un condor che uccide un serpente) sul bianco. Inno nazionale: «Mexicanos, al grito de guerra».
La frontiera tra ricchezza e povertà
Ogni anno più di un milione e mezzo di messicani tenta di attraversare illegalmente le acque del Rio Bravo, il fiume che segna il confine con gli Stati Uniti. Si tratta di persone alla ricerca di un lavoro, anche stagionale, che emigrano per far fronte alle necessità. Il fiume è pattugliato dalla Border Patrol, la polizia di stato americana, che per trovare i clandestini di notte utilizza uno speciale strumento, il nightscope, in grado di rilevare il calore del corpo umano da oltre 3 km di distanza.
Capitale: CITTA' DEL MESSICO
Popolazione: 106.000.000
Superficie: 1.958.201 km2
Fuso orario: -7h rispetto all'Italia.
Lingue: Spagnolo, Dialetti amerindi (nahuati, maya, mixteco, otomi, zapoteco).
Religioni: Cattolica in larga maggioranza.
Moneta: Peso messicano (MXN)
Prefisso per l'Italia: 0039
Prefisso dall'Italia: 0052
Sede, in età precolombiana, delle fiorentissime civiltà dei Maya, dei Tolteca (856) e degli Azteca (1325), la scoperta e la conquista del Messico sono legate al nome di Hernán Cortés. Il Messico divenne formalmente colonia spagnola nel 1520, sotto il nome di Nuova Spagna. Cortés ne divenne governatore e capitano generale nel 1522. Nel 1535 fu installato il primo viceré, Antonio de Mendoza.
Mentre l'immigrazione di spagnoli dall'Europa aumentava sempre più (dai 57.000 del 1570 ai 780.000 del 1780) e gli indigeni venivano letteralmente sterminati (passarono dagli 11 milioni del 1519 a 1 milione e mezzo nel 1650), si costituiva una società fortemente differenziata e stratificata. Al vertice stava un'aristocrazia di criollos, bianchi nati in colonia, detentori del potere economico e di quello politico interno (le haciendas più vaste avevano veri e propri corpi armati a disposizione, e a volte proprie corti di giustizia, gestite ad arbitrio del proprietario); i criollos, culturalmente sviluppati (nel 1571 era tra l'altro stata fondata una Università del Messico), erano sempre più insofferenti delle limitazioni allo sviluppo del paese imposte dal fiscalismo e dal protezionismo commerciale spagnolo. Sotto i criollos esisteva un esile ceto medio di artigiani e professionisti, composto in gran parte da meticci, e un'immensa massa di indios, meticci e bianchi poveri, ridotti al limite della sopravvivenza fisica e sottoposti alle forme più brutali di sfruttamento economico.
Il 16 settembre 1810, nella regione di Guanajauto, divampò la grande insurrezione india capeggiata da un umile sacerdote, Miguel Hidalgo y Costilla, parroco di Dolores. Nonostante il fallimento di questo tentativo (Hidalgo venne fucilato nell'agosto 1811), la rivolta riprese con rinnovato vigore tra i 'peones' (manovali) della Sierra Madre del Sud, sotto la direzione di un altro sacerdote, il meticcio José Maria Morelos. Con la morte di Morelos (catturato e fucilato dagli Spagnoli il 22 dicembre 1815), l'insurrezione fu domata.
Alle aspre repressioni che seguirono sopravisse un ristretto gruppo di insorti, capeggiati da Vicente Guerrero, nella Sierra Madre del Sud. Nel 1821 generale Agustin Itúrbide, capo dell'esercito spagnolo in Messico e noto per aver spietatamente represso la rivolta di Hidalgo e Morelos, intavolò trattative con Vicente Guerrero per ottenere l'alleanza degli insorti e gettare le basi del futuro Stato messicano. Juan O'Donojú, ultimo vicere della Nuova Spagna, il 24 agosto 1821 con il manifesto di Córdoba riconobbe l'indipendenza del Messico. Circa un mese dopo, il 27 settembre, Itúrbide entrò trionfalmente nella capitale.
Nascevano gli Stati Uniti del Messico. Agustín Itúrbide, si fece proclamare, con l'appoggio dell'esercito e dei monarchici, imperatore del Messico, col nome di Agustín (19 maggio 1822). Meno di un anno dopo, il 19 marzo 1823, l'impero di Itúrbide venne rovesciato dal pronunciamento del generale Antonio Lopez de Santa Anna. che con l'appoggio dei liberali promulgò una nuova costituzione repubblicana (4 settembre 1824). Da tale data il Messico conobbe forse il periodo più tormentato della sua storia; in poco più di trent'anni si succedettero sei diversi regimi (monarchici e repubblicani prima, centralismi e federalisti poi, dittature personali [Santa Anna, Anastasio Bustamante, Nicolás Bravo, Vicente Guerrero] e tentativi di restaurazione spagnola); oltre 50 ministeri e 250 insurrezioni.
La situazione fu ristabilita da Juárez solo nel gennaio 1861 ma nel dicembre dello stesso anno, in seguito alla decisione del governo liberale di sospendere per un biennio il pagamento degli interessi del debito estero allo scopo di far fronte al gravissimo deficit finanziario, Gran Bretagna, Spagna e Francia intervennero immediatamente in Messico a sostegno dei conservatori. Per iniziativa di Napoleone III la spedizione si risolse in una guerra di conquista (1862-1863), coronata dall'effimero impero messicano dell'arciduca Massimiliano d'Absburgo (1864-1867), il quale pagò con la vita a Querétaro un sogno impossibile di elevazione di un paese non ancora maturo, scontando ingenuità ed errori soprattutto altrui. Benito Juárez, riconfermato presidente per due volte, nel 1867 e nel 1871, morì nel 1872.
Dopo l'agitata presidenza di Sebastián Lerdo de Tejada (1872-1876), continuatore della politica liberale e anticlericale di Juárez, le redini del governo passarono a un militare d'origine meticcia, il generale Porfirio Díaz che tenne la carica di presidente, salvo il quadriennio 1880-1884, fino al 1891, instaurando una durissima dittatura. Il moto rivoluzionario contro la trentennale dittatura di Porfido Díaz scoppiò sul finire del 1910 per iniziativa del liberal-progressista Francisco Madero.
Presto la rivolta dilagò in tutto il paese; attorno a Madero si strinsero forze contadine e proletarie, sotto la guida di condottieri risoluti, come Pascual Orozco e Francisco (Pancho) Villa (Stato di Chihuahua), Venustiano Carranza (Stato di Coahuila) nel Nord, ed Emililano Zapata (Stato di Morelos) nel Sud. Sotto l'incalzare degli avvenimenti il 25 maggio 1911 Díaz lasciò la presidenza abbandonando poco dopo il paese. Durante la rivoluzione venne emanata l'attuale costituzione del Messico (1917).
Qualche anno dopo fu chiamato alla presidenza Lázaro Cárdenas (1934-1940). Fedele al principi della costituzione di Querétaro, diede un impulso notevolissimo alla riforma agraria, distribuendo fino al 1940 più di 18.000.000 di ha di terra alle comunità indigene, accolse i rifugiati politici (tra cui Trotzkij), nazionalizzò le ferrovie (1937): quindi, espropriate le proprietà petrolifere delle compagnie estere (1938), ne affidò l'amministrazione alla confederazione dei lavoratori messicani. Svolse inoltre una lotta accanita contro l'analfabetismo, ma attenuò la politica antiecclesiastica, che cessò definitivamente con il suo successore Manuel Avila Camacho, presidente dal 1940 al 1946.
Negli anni Settanta la situazione si fece difficile: il debito estero diventava sempre più incontrollabile; la fuga dei capitali verso gli USA accresceva la crisi; il governo di Washington minacciava ritorsioni in caso di adesione del Messico all'OPEC, la disoccupazione interessava circa 6 milioni di lavoratori; il malcontento divampava nelle campagne sia tra i latifondisti degli Stati del Nord sia tra i contadini senza terra: il malcontento si è sviluppato sempre più nello Stato di Chiapas. Il crollo dei prezzi petrolieri all'inizio degli anni Ottanta, costringeva il governo a contrarre ulteriori debiti. Nel novembre 1987 ebbe luogo una riunione dei capi di Stato e di governo di Messico, Argentina, Brasile, Colombia, Panama, Perú, Uruguay e Venezuela, nella quale fu richiesta una riduzione degli interessi sul debito estero e proposto l'avvio di un progetto comune di sviluppo per l'America latina.
All'avvio degli anni Novanta il paese vede come unica via d'uscita della grave crisi economica l'intervento internazionale e la riduzione, se non la cancellazione del debito estero. Il presidente Salinas de Gortari avviò un programma di riforme e di austerità che invertì la tendenza in atto nell'economia e risolse i problemi contingenti. L'inflazione, che nel 1982 era balzata da un normale 10% o 20% al 99%, dal 1991 pian piano è stata ridotta a livelli di una sola cifra.
In clima di grande tensione si sono svolte le elezioni presidenziali del 1994 che hanno segnato ancora una vittoria del PRI (Partito Rivoluzionario Istituzionale, da decenni 'partito unico' alla guida del Paese), con Ernesto Zedillo Ponce de León, ma alle consultazioni legislative del 1997 il partito, che da quasi settant'anni dominava la politica del paese, è stato sconfitto per la prima volta dal Partito di opposizione nazionale (PAN, di centro-destra), che ha conquistato la maggioranza alla Camera bassa.
L'ascesa del nuovo presidente ha coinciso con il crollo della moneta, e il conseguente forte indebitamento con l'estero. Nel frattempo, oltre al conflitto con le popolazioni del Chiapas, è in atto (1999-2000) una protesta degli studenti che hanno occupato l'Università di Città del Messico: nel febbraio 2000 vi è stato un pesante intervento per sgomberare l'Università e molti studenti sono stati incarcerati.
Dopo la presidenza di Ernesto Zedillo Ponce de León, il 2 luglio 2000 è stato eletto Vicente Fox del PAN finendo così l'egemonia del PRI che dalla rivoluzione messicana non aveva mai lasciato il potere. Fox, ex-presidente della Coca Cola, è comunque strettamente legato agli Usa e alla loro politica, ed esponente della destra cattolico-integralista messicana.