Informazioni Generali |
Situata all'equatore, l'Indonesia ha un clima caldo umido con temperature medie di circa 28°C tutto l'anno. Vi sono due stagioni distinte: quella secca che va da aprile ad ottobre e quella monsonica che va da novembre a marzo con piogge prevalenti in gennaio e febbraio. La differente altitudine e l'enorme estensione dell'arcipelago influiscono notevolmente sulle caratteristiche del clima: sopra i 1000 m la temperatura non è mai molto elevata e di notte fa freddo. In genere il clima tende ad essere più caldo e umido di giorno e più temperato la notte.
1 gennaio Capodanno.
20 gennaio Muharram (Anno nuovo islamico).
26 gennaio Capodanno cinese.
* Marzo Nyepi (Capodanno indù).
9 marzo Mouloud (Nascita del Profeta).
10 aprile Venerdì Santo.
Maggio * Waisak Day (Compleanno di Budda).
21 maggio Ascensione.
17 agosto indonesiano Independence Day.
20 luglio Lailat al Miraj (Ascensione del Profeta).
21 Sep Eid al-Fitr (Fine del Ramadan).
28 novembre Eid al-Adha (Festa del sacrificio).
25/26 dicembre giorno di Natale / Santo Stefano.
29 dicembre Capodanno islamico
Le 13.670 isole indonesiane (di cui solo 1/4 abitate) sono disposte lungo l'Equatore. Le isole più grandi sono Giava, dove abita quasi la metà della popolazione, Sumatra, il Borneo (che è diviso con la Malesia), Irian Jaya (parte occidentale della Nuova Guinea) e l'arcipelago di Sulawesi. Il monte più alto dello stato è il Puncak Jaya con i suoi 4884 metri è anche la cima più alta dell'isola di Nuova Guinea e dell'intero continente dell'Oceania a cui geograficamente appartiene.
L'Indonesia è situata in una zona di frizione tra faglie tettoniche, i terremoti sono frequenti e spesso seguiti da tsunami. Il paese è ricco anche di vulcani (più della metà di tutti quelli presenti sulla terra) tra cui l'ormai scomparso Krakatoa. Il territorio è prevalentemente montuoso, in larga parte coperto dalla foresta equatoriale.
Il clima è di tipo equatoriale influenzato dai monsoni.
La rupia (rupiah (ID)) è la valuta dell'Indonesia, emessa e controllata dalla Bank Indonesia; il codice ISO 4217 è IDR. Il simbolo usato su tutte le banconote e monete è Rp. Il nome deriva quello della moneta indiana, la rupia. Informalmente gli Indonesiani usano anche la parola "perak" ('argento' in indonesiano) per riferirsi alla loro moneta. La rupia è suddivisa in 100 sen, anche se l'inflazione ha reso obsolete tutte le monete e banconote espresse in sen.
Le Isole Riau e la metà indonesiana della Nuova Guinea (Nuova Guinea Occidentale o Irian Barat) avevano la loro variante della rupia, ma sono state assorbite dalla rupia nazionale rispettivamente nel 1964 e nel 1971 (vedi rupia delle Riau e Rupia della Nuova Guinea Occidentale).
In Indonesia vivono più di 180 milioni di individui divisi, secondo certe stime, in 336 gruppi etnici (anche se molti sono di origine proto o deutero malese), così troviamo persone che mostrano caratteristiche somatiche con evidenti influenze asiatiche, euro-asiatiche, europee (gli olandesi sono stati a lungo nella zona), arabe, persiane, indiane, melanesiane. Ci sono anche minoranze ben distinte come i cinesi.
Le lingue parlate sono tantissime e le varie popolazioni dell'arcipelago comunicano tra loro con il bahasa indonesia. I gruppi etnici presenti in Indonesia sono circa 300 e questo dato basta a far capire come nel Paese vivano popolazioni molto differenti tra loro, ognuna con lingua e cultura proprie. La maggioranza degli indonesiani appartiene al ceppo malese (90%) e discende da quei popoli che, migrando dalla Cina e dall’Indocina, occuparono in ondate successive le fertili terre dell’Asia insulare. Il secondo gruppo per importanza è quello melanesiano stanziato nell’Indonesia orientale. Giavanesi e balinesi sono gruppi compatti e con caratteristiche peculiari, i cinesi (2%) rappresentano una minoranza piuttosto influente. Molte sono le tribù che vivono isolate all’interno del Paese come ad es. i papua dani (Irian Jaya), i dayak (Borneo), i badui (Java), i kubu (Sumatra).
La popolazione dell’Indonesia si concentra in particolare a Giava che è una delle regioni più popolate del mondo e nelle grandi città, con una densità di abitanti superiore agli 800 abitanti per kmq; nel resto dell’Indonesia la popolazione è distribuita in modo molto diseguale. Circa il 70% degli indonesiani ha meno di 30 anni mentre il tasso di crescita resta alto nonostante le campagne di controllo demografico intraprese dal governo.
Le culture prodotte nel corso della storia, compresa quella contemporanea, sono molteplici. Anche i tipi di organizzazione sociale sono tra i più diversi, infatti si va dalle strutture matriarcali, come quelle minangkabau, alle tipiche società patriarcali di tipo musulmano come in alcune zone di Sumatra, a organizzazioni che teorizzano il maschilismo come quelle dei negritos dell'lrian Jaya. Se il 95% degli abitanti dell'arcipelago è di fede islamica, ci sono anche consistenti minoranze di indù (basti pensare ai balinesi), cristiani (sia cattolici che seguaci delle Chiese riformate), buddisti (la comunità cinese), scivaisti, ci sono pure animisti (molti vivono nelle zone interne del Kalimantan) e popolazioni che formalmente si dicono cristiane ma sono ancora molto legate a riti antichi (come i toraja). Quando parliamo di musulmani indonesiani dobbiamo fare delle distinzioni perché ci sono fedeli islamici su posizioni integraliste (a Banda Aceh,Ternate e in alcune aree di Lombok), altri che sono abbastanza aperti alle novità che vengono dal mondo occidentale. Il motto nazionale "Binneka Tenggal Ika" ("Unità nella diversità") sembra abbastanza felice, anche se c'è un po' di complesso di superiorità da parte di alcune popolazioni nei confronti di altre, ad esempio da parte dei giavanesi verso i negritos dell'lrian Jaya.
La popolazione indonesiana non è distribuita in modo uniforme sul territorio, infatti ci sono alcune zone densamente popolate, ad esempio Giava (1500 abitanti per kmq) e altre molto meno, come il Kalimantan (38 persone per kmq) e l'lrian Jaya (meno di 9 individui ogni kmq). L'80% della popolazione vive nei circa 60.000 villaggi rurali sparsi nell'arcipelago, ma le grandi metropoli (ad esempio Jakarta e Surabaya) e le "capitali" locali ( ad esempio Ujung Pandang e Medan) stanno subendo il fenomeno di urbanizzazione tipico di molte aree del Terzo Mondo. Infatti molti raggiungono i grandi centri urbani in cerca di fortuna, così nelle periferie delle principali città indonesiane stanno sorgendo miserabili agglomerati. Uno dei grandi problemi dell'Indonesia è l'incremento demografico. A questo, che è tra i più alti del mondo (intorno al 2,1% annuo), bisogna aggiungere il calo della mortalità infantile (dal 10,7% del1980 all'8% del 1985) e l'aumento della durata media della vita (passata in poco tempo, 1985-1988, da 47 a 56 anni).
Il governo di Jakarta ha tentato, forse senza troppa convinzione, di frenare la crescita demografica con la politica del "dua anak saja" ("solo due figli"), quindi ha riempito le città e i villaggi di manifesti, striscioni e anche monumenti a sostegno dell'iniziativa, ma quella dell'arcipelago è una realtà dove ci sono tantissimi musulmani che considerano la prole dono di AlIah e dove i sistemi contraccettivi moderni sono quasi del tutto sconosciuti. Del resto lo stesso Suharto ha condotto una campagna "morbida", infatti ha preferito non forzare la mano con una politica che lo avrebbe, nel migliore dei casi, reso impopolare. Cosi oggi le coppie della borghesia alta e medio alta hanno dua anak saja, ma nelle famiglie popolari ci sono almeno 5 o 6 figli. La bomba demografica rischia, prima o poi, di deflagrare nell'arcipelago. Già oggi il 40% della popolazione vive in uno stato di povertà, il 35% della mano d'opera è disoccupata o sottoccupata.
Ogni anno la domanda di lavoro aumenta di più di 3,8 milioni di unità (quasi 500.000 nella sola Jakarta), mentre l'offerta non cresce o non nelle stesse proporzioni e la tradizionale politica della trasmigrasi ormai si è mostrata, se non fallimentare, largamente insufficiente. Si tratta di una situazione che il governo di Jakarta dovrebbe tentare di risolvere prima che il problema demografico possa esplodere con tutta la sua drammaticità e con conseguenze oggi imprevedibili.
I cinesi, che vivono in Indonesia, sono oggi circa 5,5 milioni, più o meno il 3% della popolazione, ma rappresentano la spina dorsale dell'economia e della finanza nell'arcipelago. In molte zone hanno quasi il monopolio delle attività mercantili e detengono il 75% del capitale privato di tutto il Paese. Rappresentano quindi una minoranza esigua, ma potentissima. Comunità cinesi si sono insediate in Indonesia in epoche remotissime, quando certe isole dell'arcipelago divennero importanti per i commerci tra la Cina e l'India. Laddove si stabilirono, presto assunsero ruoli notevoli, ma, a volte, dovettero affrontare l'ostilità, anche cruenta, delle popolazioni indigene (nel 1740 la comunità di Batavia fu quasi totalmente massacrata; durante l'era Sukarno furono sospettati di essere tutti seguaci della Cina comunista; dopo il fallimento del "colpo di Stato" del 1965 in Indonesia ci fu la caccia ai cinesi, ne furono uccisi almeno 200.000 e moltissime loro proprietà vennero distrutte). Forse non è azzardato fare un paragone con il ruolo economico e con le persecuzioni che hanno caratterizzato la storia degli ebrei in Europa. I cinesi non solo hanno costantemente mantenuto la loro identità (etnica, culturale, religiosa ecc.), ma dopo ogni calamità sono sempre riusciti a risorgere potenti e a tornare al commercio, la loro attività preferita.
Nell'arcipelago indonesiano vengono parlate almeno 50 lingue diverse, sempre se non si prendono in considerazione i vari dialetti. La lingua ufficiale è il bahasa indonesia, un idioma che appartiene a quel gruppo linguistico che copre l'area che va dalla Polinesia al Madagascar. Oggi, in particolare grazie alla scolarizzazione di massa, il bahasa indonesia è compreso in buona parte del territorio nazionale. Sotto moltissimi aspetti è simile al malese, anzi possiamo dire che tra le due lingue esistono le stesse differenze che ci sono tra l'inglese e l'americano
Capitale: JAKARTA
Popolazione: 238.452.952
Superficie: 1.919.317 km2
Lingue: Il Bahasa Indonesia, l'inglese è diffuso nelle aree turistiche
Religioni: musulmana, cattolica, induista, buddista.
Moneta: rupia Indonesiana.
Sotto l'influenza dell'Induismo e del e Buddhismo, numerosi regni si formarono sulle isole di SumatraGiava dal VII al XIV secolo. L'arrivo di mercanti arabi, provenienti dal Gujarat (India), portò alla diffusione dell'Islam, che divenne la religione predominante.
A partire dal 1602, gli olandesi si stabilirono lentamente nell'attuale Indonesia, sfruttando il frazionamento in piccoli regni, in breve le Indie Orientali Olandesi divennero uno dei possedimenti coloniali più ricchi del mondo, grazie al commercio delle spezie.
I Paesi Bassi governarono l'Indonesia fino alla seconda guerra mondiale, prima come colonia fino allora sotto il controllo della Compagnia Olandese delle Indie Orientali, poi, dal XVII secolo direttamente alle dipendenze del governo neerlandese.
Fra le due guerre mondiali si sviluppò un movimento di indipendenza indonesiano, che aveva come capi studenti e giovani professionisti, molti dei quali vennero imprigionati per le loro attività politiche.
Durante il secondo conflitto mondiale, con i Paesi Bassi occupati dalla Germania, il Giappone invase la colonia e organizzò un comitato provvisorio con a capo il leader indipendentista Sukarno, Mohammad Hatta e Kyai. Nel marzo del 1945, il Giappone organizzò un comitato indonesiano per l'indipendenza, il 17 agosto Sukarno proclamò l'indipendenza e, il 17 dicembre 1949, dopo 4 anni di guerra e trattative la regina Giuliana d'Olanda riconobbe l'indipendenza della colonia, il primo presidente fu Sukarno, e Mohammad Hatta il suo vice.
Negli anni sessanta ci furono scontri armati con la Malesia e gravi difficoltà economiche. Nel 1962 l'Indonesia si annesse la Nuova Guinea occidentale, che era rimasta sino ad allora colonia olandese, assegnandole il nome di Irian Jaya. Nel 1967 salì al potere il generale Suharto, che purgò le forze armate e il parlamento di tutti gli elementi filo-Sukarno e comunisti, sciolse i sindacati e ridusse la libertà di stampa.
Nei 32 anni al potere Suharto incoraggiò gli investimenti esteri che produssero una crescita economica del paese, ma si arricchì anche personalmente e favorì i familiari anche grazie a una diffusa corruzione. Nel 1998, dopo grandi proteste popolari ed a causa di una crisi finanziaria, fu costretto alle dimissioni.
Fra il 1998 e il 2001, l'Indonesia ha avuto tre presidenti: Jusuf Habibie, Abdurrahman Wahid e Megawati Sukarnoputri. Nel 2004 le elezioni furono vinte da Susilo Bambang Yudhoyono.
Nel 2002, dopo 24 anni di occupazione indonesiana e 3 di amministrazione ONU, Timor Est diventa indipendente. Anche altre regioni rivendicano l'indipendenza, in particolare Aceh (nord di Sumatra) e Papua, la sezione indonesiana dell'isola di Nuova Guinea.
Il 12 ottobre 2002, nell'isola di Bali, un attentato suicida contro dei locali turistici, frequentati, principalmente, da turisti occidentali, provoca la morte di 202 persone.
Il 26 dicembre 2004, la costa occidentale dell'isola di Sumatra, tra cui, in particolare, la provincia di Aceh, è stata colpita e devastata prima da un immane terremoto, che ha raggiunto una grandezza pari a 9 gradi della scala Richter, e, successivamente, spazzata da un imponente tsunami che ha raggiunto, in alcuni punti della costa, i 25 metri, rendendo quest'area la più colpita dal Maremoto dell'Oceano Indiano, con più di 200.000 morti